lunedì 30 novembre 2009
domenica 29 novembre 2009
Hitler è morto, cordoglio bipartisan.
La trattativa.
Oggi Marcello è andato da Lucia a farsi intervistare. Ne è venuto fuori che dobbiamo tenere ancora la bocca aperta, di merda dal cielo ne scenderà ancora.
C'è una buona notizia, però: è ora disponibile ScaricaBile, la rivista satirica che mette la zizzania nel culo dei cherubini. Qui tutti i particolari, ale oh oh.
sabato 28 novembre 2009
Bukkake con la Susi.
Ha un formato assurdo, non ha pubblicità, i colori e le foto in copertina sono regolati da meccanismi logici (e non dalla casualità), è scritta fitta fitta fitta senza beghe grafice o foto ad effetto.
Io da grande voglio la "Settimana Enigmistica", ho deciso.
venerdì 27 novembre 2009
giovedì 26 novembre 2009
Mamma!
Nel frattempo mi hanno pubblicato questo sul sito (non cartaceo).
Ah, ultimamente Bobby Carrot mi sta distruggendo.
mercoledì 25 novembre 2009
Bile #24
lunedì 23 novembre 2009
Vi insegno a vivere / 3.
Non è vero.
Oggi camminavo e mi sono immaginato vestito da sub mentre donavo qualcosa a Obama.
Non è vero.
Oggi camminavo e ho visto un delfino farsi di crack.
Non è vero.
Oggi camminavo e sono inciampato sull'Everest.
Naaa, non è vero.
Oggi camminavo e ho limonato duro con la tipa che spiega agli utenti Sky come usare il telecomando ecc.
Non è vero, ahimé.
Oggi stavo camminando e ho sparato in aria e ho ucciso un piccione e un signore in deltaplano (però io venivo da destra).
Oggi camminavo e mi sono spogliato nudo, poi mi sono buttato in mare e nessuno m'ha detto niente.
Non è vero.
Oggi camminavo e mi son ricordato che l'ultima volta che una ragazza m'ha visto nudo ha cercato il bottone "Mi piace", credendo fossimo su Facebook. Dopo un po' però voleva ripigiarlo per dire "Non mi piace più".
Non è vero, lo giuro.
Oggi stavo cammindao e ---
Non è vero. Oggi non ho mai camminato, sono stato immobile. Mi faccio trasportare su un lettino da degli elefanti.
Non è vero.
venerdì 20 novembre 2009
Er digitale de che?
Due ragazzi, pregiudicati per possesso di hascish, han confessato che la tv loro non ce l'hanno mai avuta e che hanno acquistato il decoder solo per svuotarlo di tutti i chip e usarlo come bong. "Un trip digitaleeeeeee!" ha escalamto Feffy, uno dei due, mentre conversava con un cavalluccio marino su Plutone. Un bambino di sei anni è rimasto traumatizzato nel veder scomparire il segnale dallo schermo. Colto dal panico, ha tentato di aprire un libro ma l'intervento dei genitori è stato subitaneo. Ora il piccolo è ricoverato al Fatebenefratelli e, stando ai medici, ce la farà.
La testiomonianza più angosciante, però, proviene dal Tuscolano, dove un signore di mezz'età, aprendo lo sportello del microonde, si è ritrovato la sala di Padre Pio proveniente dal canale omonimo. "Non sapevo che fare - ha detto - ho troppo rispetto per la sua persona per bucarlo con una forchetta."
mercoledì 18 novembre 2009
martedì 17 novembre 2009
Appunti su di me.
No?
Questo per dire che ho appena creduto di sentire la voce della mia vicina di casa che chiama suo marito nel clacson di un tir di passaggio.
I maya han votato per Marino, infatti.
lunedì 16 novembre 2009
Marisa Marisa Marisa.
Quando Marisa diceva certe cose c'era davvero da crederle, nessuno le rideva addosso. Tutti la ascoltavano e avevano cura di fingersi innamorati di lei, perché Marisa da bambina aveva spezzato un testicolo ad un camionista e da allora si vantava di saperlo fare anche bendata. E' come rompere una ghianda, diceva sempre. Quando diceva cose del genere io mi mettevo una mano su quella zona e pregavo per tenermi le balle ben strette al corpo.
Tutte intere.
Grazie al cielo finora è così ma non vorrei davvero fare arrabbiare la Marisa.
Essa era grassa e perennemente sudata. Era simpaticissima, però. Una sua storia, anche se raccontata di primo mattino, era sempre impagabile. A me piace pensare che nemmeno una donna nel bel mezzo d'un parto doloroso avrebbe rifiutato una chiacchierata con Marisa.
Perché lei era davvero così.
Insomma, ieri è morta. Domani i funerali.
Cucchi.
Ogni volta che Giovanardi parla,
muore una fata.
domenica 15 novembre 2009
Oltre queste fredde mura.
Consegni la tua dignità e inizia il gioco.
gesùcristo®.
Un giorno - ero alle medie e avevo i capelli a caschetto - il gesùcristo che ci guardava dal muro sopra il testone biondo della profe di matematica, cominciò a piagnucolare come come un'Alessia Merz in un mondo senza corpi cavernosi. La profe alzò la sua testa e insieme a quella tutti i suoi capelli (che puzzavano di qualcosa, non lo capivo che odore avesse; poi però son cresciuto e ho capito che ella, come tutti i docenti di quella materia, puzzava di matematica) e guardò il gesùcristo.
La cosa buffa è che nessuno di noi era sopreso. L'altra cosa buffa è che nel frattempo il mio compagno di banco si stava masturbando in bagno. (Be', avevamo tredici anni, perdio. A quell'età le vene sono piene di ormoni grossi come roditori maschi, quindi non rompete.) Nessuno era sopreso, dicevamo. A quell'epoca tutti piangevamo per qualcosa. Io due giorni prima avevo pianto per avere lo scùter, una mia compagna aveva pianto perché un bullo della terza effe le aveva toccato quei prototipi di tettine che aveva e poi non le aveva più parlato.
E anche gesùcristo ora piangeva, ma tutti si sentivano costretti a fregarsene. Chissà perché.
Così fu la profe a parlare: "Che hai gesùcristo?" gli sussurò pulendosi il gesso della lavagna dalle mani. Ma il simpatico omino di legno non rispose. Continuava a piangere e sembrava disperato come Flavio Briatore davanti a dei logaritmi. A me cominciava a fare pena. Pensavo: "Ma che hai, gesùcristo?"
Nel frattempo Tullio rientrò in classe. Aveva finito di segarsi in bagno. Era felice e col fiatone.
"Che mi son perso?" mi chiese.
"Bah niente. Ha finito d'interrogare Trostafulli e gesùcristo poi s'è messo a piangere."
"Perché, non voleva essere interrogato?"
"Immagino di no. Com'è andata la sega?"
"Bene. Ho pensato a tua cugina" rispose convinto.
"Ci penserei anch'io se non fosse mia cugina."
"Se vuoi ti presto la mia..."
"Tua cugina sembra un triceratopo truccato male." Ed era vero. E mi scuso con i triceratopi presenti.
Poi la profe ci zittì, avvicinò la testa al gesùcristo e gli richiese: "Insomma, che hai da piangere?"
L'omino di legno, che aveva dei segni rossi sulla pelle bianca, tipo dei buchi che dicono siano stati i romani a farglieli, e io ci credo perché possono essere cattivi, specie i tassisti romani che mi ricordo che quando Bersani voleva fare le liberalizzazioni pensai che se l'avessero preso lo avrebbero crocifisso minimo, l'omino di legno dicevamo si stacco dalla croce e ci guardò. Tullio non potè fare a meno di pensare al suo pene tutto appiccicaticcio mentre gesùcristo lo guardava. E si sentì a disagio.
Il gesùcristo si asciugò le lacrime e si confidò: "Ecchecazzo," disse, "mi sento osservato, ok? Sono gesù, ok, ma sono timido. Ora, se permettete, vado al bagno."
Nessuno lo vide tornare. Due settimane dopo la profe portò un crocefisso nuovo e lo piazzò sul muro, sopra la sua testona.
Da quel giorno mi chiedo: dove se n'è andato? è caduto nel water? è scappato? è in Nepal a difendere i buddhisti? in Algeria a inseguire cammelli?
Tutte domande che posi anche a Tullio ma lui pensava ad altro.
Mi disse: "E se è andato a tirarsi una sega?"
"Non essere imbecille," gli dissi.
"E invece si. E lo fa pure pensando a tua cugina!"
"Ciò la renderebbe santa," conclusi soddisfatto.
sabato 14 novembre 2009
Vi insegno a vivere / 2.
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Intimità. Scopare indossando delle pinne. E' reato? E' sexy? Perché così poche ragazze lo accettano? E che ne è dei boccagli? Aiutatemi a capire.
Intervista al pene di B.
“Sono stanco. Tutti i colleghi della mia età sono calmi, flosci e imbolsiti. Lavorano solo durante le pisciate, niente di più. E invece... mi guardi: bucherellato, punto da siringhe, secco, liftato, sfibrato, impomatato, arrossato.”
Ha voglia di parlare, il nostro uomo. Prima di incontrarlo, temevo che mi sarei imbattuto in un muro di mutismo omertoso dal quale non avrei tratto un misero Elio Vito da un buco. E invece eccomi qui a dover contenere la dissenteria vocale del nostro intervistato.
“Dopo la vicenda della bocciatura lodo Alfano, per esempio, B. continuava ad urlare e a maledire la Corte. Era davvero pieno di collera fino al trapianto. Percuoteva Bondi con una stecca azzurra – la Stecca della Libertà la chiama, era l'idea di scuola moderna della Gelmini – e Sandrone assunse l'espressione da stercoraro tipica dei suoi momenti bui. Fu subito costretto a chiamare le ragazze e...”
E che successe?
“Quelle corsero nella sala urlacchiando come degli ovini. Qualcuna venne distratta da del becchime sparso sul pavimento ma le rimanenti accorsero verso B. sbavanti. Chi sognava una velinata, chi una letterinata, chi puntava me e basta. Sembravano tigri affamate. Io avevo freddo e tanta paura.”
La sua è una vita difficile?
“Si. Non so quanto riuscirò a reggere ancora... Sono un pene, mica Ghedini.”
Ma scusi, non può ribellarsi? Magari il Signor B. a lei dà ascolto...
“Lei darebbe retta ad qualcuno totalmente ricoperto di saliva?”
Ha ragione. E che ne pensa del Governo? E di Fini che ci dice: ci è o ci fa?
“Io votavo Udeur, lo scriva. La posizione di Fini mi sembra più vicina ad una certa destra europea e laica. E comunque ci è, me l'ha detto il suo pisello.”
Ma questo è uno scoop! Lei è in contatto con i peni di tutti i politici italiani?
“E non solo. Ha presente le battute sull'Obama abbronzato? L'ho suggerita io a B. L'incontro con Barack nel bagno della Casa Bianca mi umiliò profondamente. Se l'è meritata.”
Ma scusi, questo è razzismo!
“Si, ma quello è un pitone.”
Siamo verso la fine dell'intervista. Quale sarà la vera eredità di B.?
“Ha riabilitato tutto e tutti. La sua eredità sarà il pastone di servi.”
La ringrazio, signore. Spero di rivederla presto...
“È stato un piacere. Le sconsiglio di stringermi la mano: innanzitutto non saprei con cosa stringere la sua e in secondo luogo sono sporco: B. è appena sceso dal letto di Putin.”
venerdì 13 novembre 2009
Le meraviglie della Natura: i metallari.
Siamo agli inizi di settembre, l'autunno ormai è alle porte. É tempo per i metallari di migrare verso sud.
Gli esemplari più robusti, specie di sesso maschile, spiccano per primi il volo e fungono da guida per quelli più vulnerabili. Tipo quelli che ascoltano i Metallica.
Omhar, un metallaro di 37 anni che si è tatuato sullo scroto il profilo sinistro di Lemmy, è il capo branco e, come tale, grida e starnazza per tutto il tragitto. Non c'è nulla da fare, è l'unico modo che ha per mantenere unito il gruppo. Qualora non starnazzasse, infatti, alcune femmine potrebbero separarsi dal gruppo in cerca di nuovi lidi, come la house o il flamenco con il fidanzato. Ma Omhar è un'ottima guida e una sicura difesa: nemmeno l'incontro con uno spelacchiato stormo di punker 77 riesce a dividere la sua Famiglia. Tutti i metallari lo seguono fiduciosamente, senza pensare ad altro.
Il piccolo Satano, di soli 12 anni ma con già sette incendi dolosi sul groppone, d'un tratto si stacca e ruba le uova ad una simpatica coppia di piccioni che nei paraggi avevano costruito il loro nido. "Metallaro di merda!" grida il piccione. Sua moglie indossa una t-shirt di Avril Lavigne.
Lo stormo dedito al metallo li scherza con riferimenti poco costituzionali alla loro vita sessuale.
Ma ecco un imprevisto. Giunti quasi all'isola in cui i metallari svernano ogni anno, la trovano miseramente già occupata. Dei grossi roditori, simili a degli opossum di cattivo gusto, si sono impossessati della loro zona.
"Chi diavolo siete voi?" chiede Ohmar.
"Eeeeeeh, bro'... non ti rabbuiareeeee.... tanto la vita fa schifo", risponde il leader di quelle bestie. Poi, prende una lametta e ci si taglia le vene del polso. Tutti gli altri lo imitano, felici.
In pochi secondi, l'intero branco di roditori chiamati Emo muore innondando la terra di sangue.
Ohmar, per festeggiare, li cuoce e li serve al suo allegro stormo.
Verso le undici di sera il capo branco caccia un fischio e tutti capiscono: è arrivato il momento dell'abbuffata di pipistrelli vivi! Ma i membri del branco sanno bene che la pacchia durerà ancora ben poco. A breve, infatti, sarà ancora primavera e loro torneranno nelle loro città di cemento e Gucci. "Sopravvivere ancora molti anni sarà dura", ci dice Ohmar mentre scuoia una vecchia.
Sì, Ohmar. Il futuro metallico non sarà roseo ma noi saremmo sempre con te. A narrare una storia mai uguale, sempre piena di colpi di scena e avventura: la storia dei metallari.
giovedì 12 novembre 2009
mercoledì 11 novembre 2009
Maroni sbrocca: "Gandhi è molto fazioso!"
Di seguito un mio articolo pubblicato da Mamma!, rivista satirica che se non conoscete, conoscetela qui.
La rabbia è salita all'improvviso, lasciando scossi i giornalisti accorsi per la terza edizione della Sagra del cane spastico di Villorba Bassa. Ospite d'eccezione quest'anno il Ministro Maroni, uomo pacato e uso a rosicchiare gattini per distrarsi.
A farlo infuriare - dicono fonti vicine al Viminale - è stata l'ennesima domanda sul conto del Mahatma Gandhi, il bizzarro personaggio indiano noto per le sue idee estremiste.
"E cosa sarebbe questa storia della pace, della tolleranza? - ha sbraitato Bobo Maroni - noi siamo il governo del Fare, non del Parlare! Mi sembra che quello straniero magrolino non l'abbia ancora capito, dato che continua a disturbarci."
Nel gelo della sala - colma di cani malati e di loro padroni che non stavano tanto meglio - è calato il silenzio, soffice e fatato come il ciclo della Carfagna. Una voce ha osato: "Ministro, guardi che Gandhi è morto da tempo..." ed ecco Maroni placarsi, conscio di poter eliminare dalla lista nera governativa (ce l'ha Pollari, chiedetela a lui) almeno una voce. E conclude: "Sono felice. L'indiano del cazzo ha fatto la scelta giusta. Forse un po' forte ma almeno ha evitato di porsi in un atteggiamento d'ostilità del governo italiano. Per solidarietà sarò felice di incontrare suo padre, magari nello stesso giorno in cui il Premier inconterà quello dei fratelli Cervi."
Sonore critiche, ovviamente, dall'opposizione. "Gandhi era un dipietrista, d'accordo - ha esclamato Bersani sorseggiando il suo biberon - ma la morte è una cosa seria. E poi a me l'India mi piace: geograficamente sembra lo scroto dell'Asia".
Tutti hanno applaudito e verso le nove di sera è stato proclamato il vincitore della Sagra: è il grazioso Vittoriofeltr, un barboncino con il retto comunicante con la bocca. "E' molto dolce, - ha detto il suo padrone - ma quando abbaia scoreggia".
Presidente presenzialista.
Potevo essere più chiaro, forse. Le potete vedere qui, ad ogni modo.
P.s. Dice l'uomo della strada: "Si, però intanto lui si scopa Carla Bruni". Oh, anch'io lo faccio, uomo della strada. Solo che non lo dico.
Burrone(*) o soldato?
(*) Burrone nel senso di profondo buco sulla crosta terrestre, non nel senso di immane panetta di burro.
martedì 10 novembre 2009
Hello Kitty è nazista.
Mi chiedo: è lecito augurare le cose brutte alle persone, anche se se* lo meritano? Andrò all'inferno, quel posto in cui Previti deve entrare accompagnato dai genitori? O magari Iddio mi punirà e mi trasformerà in un tanga di Galeazzi. (I tanga di Galeazzi li riconosci subito perché c'è scritto sopra Luna Rossa. Anzi no: i tanga di Galeazzi sono serviti ad incellophanare la Terra dopo la creazione.)
* "Se se". Fa ridere. Niente, tutto qui.
Numero 23.
Vi insegno a vivere.
Così capii (era sempre estate e di notte schiacciavo sempre mosche coi libri) di non poter più sopportare questo ricatto zanzarioso: tu mi uccidi ma io ti sporco libri e muro. No no.
Da allora (dall'estate in cui schicciavo insetti con libri, insomma) uso solo libri di Fabio Volo. Per fare un lavoro completo gli ho rubato anche un muro da casa. Così almeno adesso sporco il suo.
Progetto per l'estate ventura (che passerò comunque a schiacciare insetti nottetempo): usare direttamente Fabio Volo .
* In realtà non ho nulla contro Fabio Volo, il vip. Sto parlando di mio cugino.
Che fine fanno i conti dello IOR? ovvero Una fumata bianca.
È più forte di me.
Ad esempio ricordo che quando ero bambino mi piaceva guardare gli Angelus della domenica facendo zapping con Guida al campionato. Se avevi la febbre alta vedevi Baresi intercettare Noè in tackle. Ma non è questo ciò di cui voglio parlarvi (se vi interessa l'argomento, rimando al mio saggio del '97, Mosè, ricordati di chiudere l'acqua quando vai in bagno, Mondadori), bensì di un movimento culturale d'avanguardia che da anni, mimetizzandosi da robaccia da balera, plasma menti e coscienze. Il ballo liscio.
Se avete poco da fare – ma se siete qui di certo non siete Marchionne – andate a qualche concertino paesano. È come assistere all'autopsia del nazionalpopolare. Come indossare la pelle di Pippo Baudo.
Ma andiamo per gradi, come diceva Celsius. Cominciamo da un link: questo link.
La donna (?) che vedete imporporata di pixel è Alida Ferrarese, secondo alcuni la persona che spiega perché alcuni sordi sorridono sempre. Inizia la carriera giovane, la bella Alida, e ben presto si fa riconoscere grazie ai suoi tallieur retrò, i suoi capelli montati con topping al cioccolato e la sua voce, che sembra quella di mille gattini che s'immolano ad Allah.
Pochi anni fa (non mi sono informato granché sulla discografia; una mancanza, lo so, ma 'sticazzi) ha inciso un brano (il testo è di un certo Santimone, uomo-simbolo dell'analfabetismo di ritorno) tutto dedicato al papa pop Karol Wojtyla, dal titolo mistico: Una fumata bianca.
Ma veniamo a noi, diamine. Da dove inizia il nostro saggio? Ma dalla “terra di Cracovia”, obviously.
I primi secondi. Non so dove abbiano scovato un filmino di Giovanni Paolo II che scuote le mani, ma Bonifacio VIII ha staccato cazzi per meno. L'idea che il papa (il capo degli scagnozzi di Dio sulla Terra) accompagni gesticolando un riff di mandolino (probabilmente MIDI), non è granché dottrinale. Bene, come vedete siamo già negli inesplorati fiordi dell'eccesso. Ci piace, ci piace!
E allora continuamo: al dodicesimo secondo entra lei, la statuaria e ribelle Alida, vestita di bianco (“Sembra un angelo caduto dal cielo”) e il sorriso luminoso di una Lara Croft all'Inps. Dietro di lei, una folla impazzita aspetta che il papa rientri sul palco per il rituale bis di Twist and Shout.
Saranno famosi. Quando il pathos ti adocchia con quel suo fare suino e spinge per usarti da medium, c'è poco da fare. Ogni resistenza è inutile, sarete annichiliti. Succede quindi che la gente scriva le cose e non le controlli, ad esempio. Un po' per questo motivo la bella Alida canta parole storte e anti-poetiche, rendendo inutili e morbosi quelle opere intellettivi minoritarie che andiamo chiamando “manuali di metrica”.
Ma poco male, Dio è con noi.
Sentite qua: “Quanta dolcezza e coraggio / in quei suoi occhi chiari” (immagine di GP II che innonda d'inceso un'innocente madonnina) seguito da un'inspiegabile: “Una passione nel cuore: / voleva far l'attore”. Queste ultime perle sono accompagnate dalla bella Alida mentre, tutta fiera di quest'indiscrezione, annuisce al pubblico inflebato con la sicumera di uno Scaramella. La foga creativa piove dallo schermo e il fatto che gran parte delle strofe siano incastrate nella melodia come Costanzo dentro degli hot pants, davvero non importa. Povia al confronto è Tasso.
Anacoluti e altre cose che non perdonermo. “Tutte le strade del cielo portano a Roma /” dice la Ferraresi, e fin qui tutto ok, è risaputo, ma all'improvviso ecco spuntare un “Quando il signore del cielo non ti abbandona”. Che rapporto lega le due proposizioni? È come dire: “Ieri sono andato al mare” e poi “Miriam sente la stagflazione sempre più vicina”. (Che è un po' il riassunto della politica finanziaria di Tremonti.) Sembra un editoriale sull'Iraq di Christian Rocca, cribbio.
Mmm.
Aspettate un attimo. Ho detto cribbio? No, perché sentite qua: “Umile prete operaio che scrive poesie”. A-AAAAAH! Tana per Ferrarese! Ecco di chi stiamo parlando! Di Silvio, presidente-operaio (Goebbels è ancora lì che si chiede: “Ma perché non c'ho pensato io?”) e pure poeta (Apicella testimone: Mister B. sa emozionare. Specie sul lettone di Putin). Ora tutto si spiega: è un abile parallelismo Vaticano-Arcore.
(Lo sentite questo sibilìo? È Bondi che sborra.)
E io che credevo che tanta arte nascondesse una farcitura di cattocomunismo! No, grazie al cielo, almeno il liscio non ha ceduto alle pulsioni anti-italiane (nonostante l'opposizione cieca e sorda del liscio da Festa dell'Unità).
Così, smantellando in pochi istanti inutili secoli di Bach e Chopin, arriviamo al primo ritornello: melodia e parole impeccabili, con quel riferimento alla “fumata bianca” che chiunque abbia mai usato un bong... ci siamo capiti. (Questo spiegherebbe tutto, davvero. Sarebbe l'attenuante migliore per il duo Sansimone/Ferrarese. E invece no. Magari l'incenso. O la banana al microonde, chissà.)
La seconda, tragica strofa. “Un viaggiatore che a tutti / portava il suo sorriso” flauta la divina Alida, firmando autografi vocali ai cherubini. Il tutto è supportato da filmini di repertorio in cui GP II sbaciucchia asfalti d'aereoporti forestieri e, effettivamente, sorride. Sembra che tutto sia tornato normale, che la bolla di gas nella vena ferraresiana si sia sgonfiata prima di giungere al cervello, e invece ecco la vera bomba, il verso-Hiroshima: “E finalmente crollava il muro di Berlino”.
Un'analisi coraggiosa, quella del Santimone: pare, infatti, che il crollo del muro sia stato causato dal jet papale che, rovinando sulla città, ha liberato il mondo dalla minaccia sovietica. Non so se sia vero ma sento Paolo Guzzanti ululare. Vorrà pur dire qualcosa.
Poteva forse mancare Ali Agca? Ovviamente no. Alida tratta l'argomento con la grazia di uno space shuttle, ma il pubblico è felice. (A proposito dell'attentato al papa. Ripensateci per un istante: quel tragico evento, oltre allo shock eccettera, non vi ha un po' deluso? Tutto il mondo era convinto che la papamobile fosse dotata di congegni malvagi alla 007: speroni d'acciaio, missili, puntine da disegno a tre punte, maschere, Ratzinger. E invece è bastato un cretino e a momenti papa Giovanni si ritrovava a fare pokerini con Gesù. E poi dice che c'è crisi nei fedeli. Eh, se non vi aggiornate!)
L'appuntamento, comunque, fu solo rimandato dato che “Dio l'ha chiamato a suo fianco una sera d'aprile” e soprattutto che “Anche le stelle hanno pianto a vederlo partire”.
Qui la Ferrarese rispolvera coraggiosamente dal suo garage cerebrale il vecchio adagio infantile per cui pioggia = pipì degli angeli. (La grandine sono i calcoli di Giuda.) Invece sulle voci, nemmeno troppo infondate, che parlano della richiesta di Papa Giovanni di avere una dolce morte, nemmeno l'ombra. Ma, si sa: è religione, mica realtà. "Se sta a scherza', eddaje!".
Fin. Seppellito Wojtyla (un lavoraccio mediatico durato settimane che fece sospettare un ritorno a sorpresa), la canzone può terminare e abbandonare dalla morsa i nostri maroni. Toh, si scrive anche meglio, guarda un po'.
Il brano termina con altre ventisette ripetizioni del ritornello e con un dubbio: ma fra tutte le foto di Wojtyla perché non hanno messo la più interessante? Bah, la metto io, che sennò Pinochet si offende. Era così egocentrico, quel cileno. Così virile. Così un pazzo criminale sanguinario.
Amen.
P.S.: Hezbollah si è detta molto interessata all'acquisto dei diritti di Una fumata bianca. Maledetti. Arme chimiche.