martedì 15 giugno 2010

Vattelapesca Centrale.

Come struttura la stazione è fatta di genti, binari e distributori di cose. Poi, uscito, c'è la strada d'asfalto, i taxi pieni di tassisti arrabbiati e un punto Snai. Il quale popola di emigrati che scommettono. O anche no. Stanno lì e parlano. C'è anche dei vecchietti che guardano le gare dei cavalli e dicono Domani Furia non lo ferma nemmeno Satana oppure Fulmine mi sembra un po' opaco oggi, sarà l'afa.

E ci puoi giurare i gingilli che la gente in stazione va via veloce, scorre sullo sfondo ed esce dalla scena tutta presa da se. Perché ci hanno da fare – e questo è pacifico – ma anche perché dice che la stazione è un luogo pericoloso. Ci sono, per farci l'esempio, dei tipi strani a cui ogni giorno mancano due euro per arrivare a Vattelapesca Centrale. E son rimasti senza soldi, poveracci. La stazione per loro è come un limbo. Un limbo che costa due euri, che nessuno gli dà perché dopo un po' ci si affeziona.

Son cose buffe, mica no.

Che la stazione sia una zonaccia male lo sa poi anche un mio amico che ci abita vicino. O meglio: abita nei pressi di questa. Nei pressi di vuol dire a cento metri detti a spanne. Poi c'è anche un mio conoscente che abita verso la stazione. E una volta questo ha rimorchiato una ragazza, una trottolina bionda che ci stava, e lui stava già cercando di ricordare in che cassetto s'era dimenticato i goldoni, perché era tutto sicuro di fare razza.

Allora, a casa mia? le chiese tutto pieno di erezioni.

E lei sorrise e annui – Eddai che me la faccio, pensò il mio conoscente.

Dove abiti? flautò la manza.

Il ganzo si mostrò vago alla sua pargola e buttò lì in modo distratto un Verso la stazione.

La femmina cambiò espressione in un lampo e disse Allora no, no no. È notte, buio, c'ho la paura, gli fece capire con le tette dispiaciute.

Si sentì uno zeppelin sgonfiarsi e collassare a terra: era il cazzo del mio amico che ci rimaneva deluso.

È che Einstein, al di là dei baffoni, andrebbe studiato anche per il rimorchio. Le distanze, infatti, son relative. Il punto Snai – toh, vi cago fuori un esempio – è vicino alla stazione ma lontano da New York. Ma se cambiamo contesto e consideriamo l'Universo, le cose si trasformano. Tipo che Andromeda è relativamente vicina a New York rispetto alla galassia UfVVV32. E ciò, però, non la rende lontana dalla stazione, giusto? Non mi vedo un alieno sbarcare a New York e fermarsi lì perché lo Snai della stazione è troppo lontano.

Son cose relative, vedi?, devi porti meglio nei confronti della stazione, dico al mio conoscente, che però un filino mi fa della titubanza.

Prendi quel tizio che non ha soldi per arrivare a Vattelapesca Centrale: se un giorno dovesse arrivare a New York, poi a Vattelapesca c'andrebbe puro a piedi. Mi son spiegato?, gli chiedo.

No, mi dice lui mentre si gratta il mento.

Insomma, concludo, la prossima volta vai a rimorchiare su Pegaso.

Alla fine, giusto per, il cavallo Furia ha perso la gara e il vecchio alla Snai ha detto Quelle zampe muscolose lì sono sfilacci promettenti.

***

Ehi ehi ehi! Il 18 giugno esce il nuovo ScaricaBile, DON'T MISS IT!!!


1 commento:

  1. ma comunque, anche se relativizziamo il concetto di distanza poiettandola nell'universo siderale, se sei uno sfigato che abita vicino al pianeta puzzofeto, per esempio, sei lontanissimo dalla stazione ma non trombi uguale. Potremmo postulare un principio universale, tipo, che ne so, le possibilità di scopare nella galassia sono direttamente proporzionali a quanto lontano abiti dai posti sfigati della galassia stessa.
    O simili

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