domenica 31 ottobre 2010

Processi culturali

Mi fanno ridere quelli che non voglio festeggiare Halloween qui in Italia "perché non appartiene alla nostra cultura". E il bukkake, allora?

sabato 30 ottobre 2010

Quanto è troia Cappuccetto Rosso

Vivo a disagio, e non sono sicuramente il solo, questa fase bestiale del bipolarismo. Vivo a disagio la riduzione della lotta politica all’orgia e al sesso cantato, ma anche l’irresponsabilità di chi offre pretesti generosi, confondendo da ambo le parti ruoli pubblici e fatti privati. La spazzatura cresce e copre la realtà.
Marcello Veneziani ha le idee chiare: il sequel del Vagina-gate berlusconiano non è farina esclusivamente del sacco del Cavaliere e dei suoi ormoni grossi come Mangano. No, qui è il sistema a non andare. Dannato bipolarismo, la cui "fase bestiale" (subito successiva a quella anale, immagino) spinge misteriosamente l'angioletto d'Arcore ad incularsi moltissime donne, che siano prostitute, suore badesse o agenti nordcoreane, quando in realtà vorrebbe semplicemente rimanere vergine, sazio solo dell'amore del Suo popolo.

Che il commento di Veneziani di oggi sul Giornale fosse un qualcosa di disumano, l'avevo dedotto sin dal titolo ("Meglio l'orco dei suoi aguzzini"), una formuletta magica che rovescia millenni di tradizione fiabesca e ti fa capire che:

  • Capuccetto Rosso, dopottutto, era una troia;
  • il Lupo Cattivo un imprenditore buono e amante della bella vita;
  • la Nonnina una ninfomane strafatta di crack.

Ma il contenuto è anche meglio. Marcellino, quando gioca a fare l'intellettuale, fa sul serio e lascia che la verve polemica lo libri in aria, dove forgia editoriali appassionati battendo a macchina nell'iperuranio:

La fabbrica del letame lavora in continuazione; a volte produce concime artificiale, a volte fa pagare dieci volte tanto il concime naturale che il circo del potere fornisce.

Sotto questa poetica metafora densa di letame sta il motto di via Negri: ispezionate la merda, se non trovate niente, mangiatevela.
Pochi scherzi, comunque: il nostro Veneziani è affranto, disilluso. Essendosi autoconvito che il problema siano i media che parlano dello scandalo e non chi nello scandalo ci sguazza, il nostro uomo vaga confuso, pensando anche al peggio.

Sto pensando sul serio, anche se vivo di quel che scrivo, di ritirarmi e di non occuparmi più di queste cose. (...) L’accanimento è feroce e velenoso, ed è forse l’unica ragione che porta alla fine a preferire l’orco ai suoi aguzzini; ma sono stanco di parlarne, non voglio più discutere di zoccole, toghe e questurini.

"Preferire l'orco ai suoi aguzzini?" Stiamo parlando di Avetrana o del Bordello Grazioli? E poi, caro Veneziani, se non vuoi più discutere di "zoccolo, toghe e questurini", dovresti allontanarti da un partito guidato da un puttaniere pluri-indagato, per prima cosa.
Volteggiando in aria per una cartella o poco più, Marcello Veneziani riesce a non tangere il cuore della questione (lo scandalo sessuale) per concentrarsi sulla morbosità dei media (fin troppo cauti in questo caso, se confrontati con quello che quelli americani fecero a Clinton per una fellatio) e - ca va sans dire - sul "giudice " Marco Travaglio e il suo tribunale mediatico Annozero.

A nulla serve spiegare che B. andrebbe a prostitute con o senza Annozero, Santoro, Travaglio e Veneziani stesso.
Ma la delusione è troppo grande, il nostro intellettuale non la sopporta più e sbraca nell'invettiva ultima:

Se questa è la democrazia, detesto la democrazia, se questa è la libertà d’informazione, mi vergogno della libertà e dell’informazione.
Bravo Marcello, il passo più importante è riuscire a confessarselo.




venerdì 29 ottobre 2010

Sarx88 o la dottrina nazionalsocialista?

La crisi della sinistra ha radici lunghe e annodate, che generano godibili intrecci sotterranei molto simili a Natta di profilo. I migliori intellettuali e sociologi si sono interrogati sul perché di questa deriva populista seguita da una misteriosa allergia allo stato sociale.
Il mondo sta cambiando, siamo alle porte di un stravolgimento politicoculturaleclimatico&mediale, quindi è pacifico che anche la sinistra (le cui base ideologiche albergano nel XIX secolo) sia sconvolta e soffra il pressing del sempreverde populismo becero — uguale a se stesso dai tempi di Cleopatra.

Un’analisi discreta e abbastanza solida, che però non regge l’impatto di una variabile inaspettata e nuova, Sarx88.

Chi è costui? Un sedicente vignettista che scorrazza su Dagospia e primeggia nell’ultima pagina del Fatto Quotidiano, alternato con un altra mente luminosa suo pari, TheHand.

Che questo barbaro del Photoshop, la cui mancanza di senso estetico, stile e umorismo coprirebbe la provincia di Viterbo, faccia sorridere qualcuno è pensiero-ossessione che mi disturba le notti quanto quello di un Maurizio Costanzo in vena di fisting. Mi ricordo i suoi esordi su Dagospia, quando, paraculissimo, progettava vignacce ad hoc sui temi trattati dal sito, finendo per produrre materiale macchinoso e assolutamente innaturale. Progettato per essere supino, il nostro artista autoelettosi tale riuscirebbe a photoshoppare un Sandro Bondi vestito da zebra dentro una casa popolata da nomadi ghiotti di formaggini, se il giornale di turno dovesse pubblicare un servizio su come il ministro della cultura italiano sia un ceffo antropologicamente funny.

Ma il peggio deve ancora venire: quanti membri del Popolo Viola lo stimano e apprezzano? Quei ragazzi del No B. Day non dovevano essere la nuova leva, il Sole dell’Avvenire made in Micromega (almeno dei sogni di Flores)? Ma come ci si fa a fidare di gente che ride così male? Non ci può essere progresso, se la tua risata è malata. Il solo fatto che Sarx88, intervistato da Lino Giustazzi, si sia vantato d’essere uno del Popolo Viola, avrebbe dovuto metterne in allarme gli organizzatori, i quali, solerti, sarebbero stati costetti a stendere un freddo comunicato:

“non c’entriamo nulla con Sarx88 poiché auspichiamo al bello e al meglio. Se avessimo voluto Sarx, tanto valeva tingere la nostra anima con i colori dell’Uduer.”

Bisogna resistere al banale sarxiano e ai giornalisti che procrastinano queste sconcerie, altrimenti l’epidemia dilagherà. E dilagherà, ancora. E io non voglio vivere in un futuro in cui Sarx disegna le copertine del New Yorker.

PENSACIX.

P.S. se una vignetta sul Porcellum di Calderoli vi fa ridere perché rappresenta un maiale truccato in modo pesante, siete il diavolo. E no, non migliorerete nessun paese di nessuno mondo in alcun modo, anzi, indovinate un po’, sarete complici. Perché? Perché la comicità è una cosa seria, se ridete per Martufello, meritate che il global warming se la prenda con il vostro colon, forever.

Dubbi

E se Sarx88 fosse il diavolo?

giovedì 28 ottobre 2010

La logica di ferro berlusconian-leghista, ovvero Se Aristotele fosse qui, vorrebbe un'aspirina

Evidence number one. C’è questo mio amico che odia i terroni ed è tutto felice perché è tornata la spazzatura. Inoltre, dice, la vogliono mettere sotto il Vesuvio, così qualora esplodesse (il mio amico non usa i congiuntivi e i qualora, ndr) la lava si miscelerebbe alla monnezza — e sai che figata.

Quando c’era Prodi al governo e Napoli era sepolta dai rifiuti, il mio amico (lo stesso di cui sopra) diceva che i soliti comunisti cialtroni non sapevano neanche gestire gli schifi che buttiamo via. E comunque, per inciso, si dimostrava lieto di vedere Napoli sommersa dalla merda “più di quanto non lo è normalmente”.

Evidence number two. Il mio amico era tutto felice perché quest’estate tutti sbavavano dietro la pagliuzza di Fini e stavano genuflessi, godendosi la trave scheggiata di Berlusconi. Diceva che Fini era un ladro, un truffatore e un fascista. Lo criticava inoltre perché “oramai è diventato comunista”.

Evidence number three. Ieri, quando la procura ha archiviato il caso di Montecarlo, ha detto che era prevedibile, dato che la magistratura (compreso il glorioso Tribunale di Roma) è tronfia di comunisti.
Io gli ho detto che Fini aveva compiuto un gesto non etico e poco onesto, roba da fine carriera in alcuni paesi europei, ma che non rappresentava una violazione di un qualsiasi codice.
Lui ha risposto che le leggi dei magistrati fanno cagare. Gli ho accennato alla separazione dei poteri ma mi ha interrotto dicendo che non legge Grisham.

Evidence number four. Il mio amico odia i negri, i romeni, i rom e gli indiani. Sua nonna, che non va mai a trovare e si sbriciola in solitudine, è accudita da una romena. Un negro gli vende il fumo, un indiano la coca e un rom gli scopa la sorella.
Ma lui niente, zero riconoscenza.

sabato 23 ottobre 2010

Quella volta che Bruno rimase intrappolato nel plastico di Avetrana

Bruno entrò; tutto era così piccolo e anche lui si era misteriosamente rimpicciolito. Pensò ad una diavoleria sovietica, un esperimento di qualche terrorista atto a levare lui, il più noto giornalista del paese, dalla scena del delitto dell’anno. Brunò cammino per la stanza, si guardò attorno: ogni cosa sembrava essere stata fatta da un Dio certosino dalle mani lunghe e affusolate. C’era un tavolo sulla destra, ebano scuro come il petrolio, e sopra un cesto con delle mele.

“Ho fame, ne prenderò una” pensò Bruno. Bruno la assaggiò. Era finta: gli piacque particolarmente.

A vedere quella piccola casupola dall’interno, da un punto di vista altrettanto minuscolo, tutto sembrava più chiaro. Bruno capì che chi ci abitava non erano semplici pupazzi da far vivere a forza tra quelle mura bugiarde. “Erano davvero delle persone!” capì l’ometto, accarezzandosi la guancia destra, antica residenza di decine di nèi.

“Chissà che ne penserebbe Crepet di un ragionamento così bello” si domandò Bruno, ricordando l’amico di mille paraculate.

C’era un crocefisso sul muro e sotto quello una cassettiera orrenda colma di arnesi, tovaglie, bicchieri e altre cose. “Tutte le cose utili per la casa sono anche ottime armi”, riflesse l’uomo maneggiando un simpatico dispencer per stuzzicadenti a forma di drone. Sopra questa, poco più sotto del Cristo appeso, delle foto di famiglia. C’era pure anche la ragazza morta, quella che era stata uccisa. “Com’è che si chiamava? E poi chi era stato?” Avevano arrestato tutti: lo zio, la cugina, la madre, la nipote. La gente non sapeva più cosa pensare e chi odiare. Al bar sotto casa sua, Bruno aveva notato che la ragazza uccisa e gettata nel pozzo stava lentamente tramontando dietro l’orrizzonte degli argomenti cool, surclassata da il camorrista del GF 11 e da il sacerdote licantropo che non solo si incula bambini ma li trasforma in licantropi generando un esercito di mostri usi a inculare e trasformare in mostri gli inculati.

“Dio mio, che confusione,” concluse Bruno, “qui bisogna fare qualcosa”.

“È vero, Bruno.”

Bruno sentì il proprio sangue ghiacciarsi dentro il cuore. Chi aveva parlato?

“No, impossibile che cii sia qualcuno” cercò di convincersi. Era solo, in quella casa minuscola dentro lo studio televisivo del suo programma. Si era ritrovato misteriosamente minuscolo e imprigionato, certo, ma una cosa era sicura: era solo. Almeno fino a quel momento, il momento in cui una voce maestosa ruppe quel silenzio minuscolo. Bruno si voltò. “Dev’essere l’assassino!” dedusse, “gli assassini tornano sempre sulla scena del delitto”.

Voltatosi, lo vide. “CAZZO!” gridò. “Ma allora..”, il giornalista indietreggiava balbettando, “…allora sei stato tu!”

La misteriosa figura sorrise, e mosse leggermente il braccio destro mostrando un piccolo pugnale — il manico di pessima qualità intarsiato di perle finte.

Brunò tentò di urlare, di chiamare aiuto o almeno di ricordarsi in quale tasca aveva lasciato il cellulare per chiamare la polizia, ma la curiosità era troppa.

“Sarò l’unico a sapere se l’assassino è anche uno stupratore! Questo si sarebbe uno scoop!”.

E morì con uno strano sorriso da share al duemila per cento.

lunedì 11 ottobre 2010

My country ripped in 4 weeks!

Silvio Berlusconi dice di fare molte cose belle. Il ponte sullo stretto, la Salerno-Reggio Calabria.
Ma non gli credo: mi ricorda uno di quei banner da siti porno in cui un uomo muscolosissimo dice d'essere diventato così cool in poche settimane, mentre un tempo era proprio come te, mezzasega.
Be', io a persone del genere non credo. Non dopo tutti i soldi che ho speso senza diventare muscoloso.

L'uomo che fischia perché matto

Al mio paese c'è un bar, uno dei tanti bar del mio paese, e oggi ero lì che bevevo un caffé col gomito appoggiato al bancone, come fanno i fighi nei film girati negli Stati Uniti. Stavo chiaccherando con la barista del più e del meno e di quanto, nonostante il freddo, il mio volto fosse dannatamente ergonomico, quando è entrato un matto. Nel mio paese ci sono molti matti, dice che è tradizione e che una volta, qualche lustro fa, un matto antico è stato anche sindaco del mio paese, perché tutti i matti si erano uniti e avevano creato questa lista (alleata con i socialdemocratici) che prese il controllo del Comune trasformandolo in un buffo annaffiatoio. E il matto, quello di oggi dentro al bar, è famoso in paese perché dice di sapere imitare tutti i versi dei volatili esistenti e fischietta di continuo dicendo frasi che non si capiscono bene. Entra e dice al padrone del bar che è tutto felice perché aveva appena visto due volanti della polizia fermare "un marocchino e un negro" e portarseli via.
"Meno due!" ha gridato il matto.

E io ho pensato che la sua frase ("un marocchino e un negro") era assai importante: perché non è razzismo, è cromatismo.

domenica 10 ottobre 2010

L'uomo della strada, il terribile uomo della strada

Il Pd continua ad avvalersi di pubblicitari provenienti da Mordor, pare. Eppure i suoi esponenti cianciano di "conquista del ceto medio" e di "linguaggio più chiaro". Lo slogan poco più sopra è di certo chiaro, conciso e esplicativo ma l'uomo della strada (un mostro metà Paolo Fox metà Martufello) si nutre di speranza e - se c'è Berlusconi nei paraggi - di bugie. L'uomo della strada non vuole rimboccarsi le maniche, quello lo fa già in fabbrica, in ufficio, al bar.

Bersani non vincerà mai un'elezione. Never ever. E dopotutto non è poi una così brutta notizia.

Avanti un altro.

sabato 9 ottobre 2010

I fan di Lele Mora su Facebook, fior da fiore

Su Facebook io e Lele Mora abbiamo un amico in comune (di cui non rivelo l'identità per vari motivi). Questo mio amico, chiamiamolo Gola Profonda, è il ponte che lega il sottoscritto, giovane piacente del nord Italia, a Mora, sorta di fusione tra un tortellino e un masso sull'asfalto.
Quel tipo di masso che però ti palpa il culo.

La sua official page è molto frequentata, ha una bacheca ricca di messaggi di stima, solidarietà e domande che gli utenti genuflessi al panzone lasciano, sperando in una risposta. Lele Mora ha 18.222 "fan" che sembrano, nella maggior parte dei casi, sfegatati e - all'italian style - sprovvisti di senso critico. Loro amano Lele. Credono in Lele. Si fidano di Lele. Come i satanisti, cercano di evocare il loro idolo con riti bizzarri e buffi, che normalmente si concludono con sodomie, schiamazzi notturni e sborrate simil-Vajont. Il loro leader, quando risponde, lo fa indirettamente: evocarlo è cosa ardua e nella maggior parte dei casi, Lele preferisce delegare al suo ufficio stampa comunicazione urgenti come AVVISO IMPORTANTE: C'è un profilo FALSO di LELE MORA che incita le ragazze ad inviare fotografie e materiale all'indirizzo lelemora@libero.it . Diffidate da tale personaggio, l'unica pagina ufficiale gestita e controllata da Lele Mora è questa e l'unico modo per inviare il vostro materiale all'agenzia LM è iscriversi attraverso il sito internet www.lelemora.com sezione Casting. Grazie o Paolo Meneguzzi ospite domani 10 Ottobre a "Domenica Cinque" , Canale 5. oppure la pubblicazione di link indispensabili e criptici, come: Enzo Iacchetti porta in televisione la salute mentale.

Attorno a questi rarefatti messaggi di fumo, un crogiuolo suburbano di aspiranti tronisti, opinionisti asintattici, menti bacate e ragazzi emo-core pronti a subaffittare il culo per diventare fammmosi. Prendiamo il soggetto Fabrizio, adoloscente ben riassunto dal suo avatar (bocca arricciata, capelli imbeccili, occhio da tonno) che posta in bacheca un sincero Lele sei fantastico. O Enrico, la cui foto lo ritrae pensieroso mentre si tiene adeso alla testa il cappuccio della felpa, come a difendersi dall'infuenza pestifera dei dannati matusa. Il soggetto si limita ad un BUONA SERA..... UN BACIOOO:), portando l'arte del caps lock verso orrizzonti inediti.

È a questo punto che noto qualcosa: un refrain, forse un messaggio in codice. Gran parte dei post in bacheca finiscono col termine BACIO o il suo equivolente inglese Kiss, reso molto spesso tenendo
schiacciato per molti secondi l'incolpevole tasto s della tastiera, dando alla luce aborti british come kissssssssssss. Lo fa Jessica ma anche Salvo (che aggiunge d'aver gradito la cena con il Mora); segue Alessio (che, smarrito, domanda a chi/cosa mandare il suo curriculum per diventare un vip). E così via. Si comincia mandando un kiss e in men che non si dica, ci si ritrova in Sardegna a massaggiare dei caciocavalli che qualcuno spaccia per "i piedi di Lele".

Ma il vero eroe è Nicola, un giovane tamarro che lascia un saluto commovente, struggente, roba grossa: buongiorno a tutti anche ed a te Lele.
Scusate, la riscrivo. Rileggetela.
buongiorno a tutti anche ed a te Lele.

Bene, ora una breve parentesi.

Breve analisi del commento di Nicola
(alla ricerca di un futuro migliore)


La frase che il soggetto voleva scrivere non è particolarmente difficile. Spezziamo la sentence in due parte, per facilitarci il lavoro:

parte 1: buongiorno a tutti
parte 2: anche ed a te Lele.

Procediamo: la prima parte è corretta e non fa una grinza. D'altronde è quel genere di frasi che difficilmente un indigeno italiano sbaglierebbe. Come se uno di Oxford scrivesse I Lovve Yu. Difficile.
Ma è le seconda parte a farmi pensare: difatti Nicola poteva sbrigarsela facilmente con un "buongiorno anche a te, Lele" (questo, credo, il senso del messaggio). E invece no, armato di machete, il soggetto ha deciso di tentare un fuoripista, cadendo malamente e rompendosi alcuni ossicini semantici. Il risultato finale è l'equivalente linguistico di uno di quei buffi errori genetici che potete ammirare su rotten.com. Incapibile, inspiegabile, imperdonabile: vera benzina per il motore di Lele Mora, insomma.

Quello che ho capito, surfando rammingo tra i commenti alla pagina di LM, è che la tv è cattiva e genera mostri, al pari del sonno della ragione — che d'altra parte rappresenta a pieno. E che questi mutaforma corrotti dalle antenne di Cologno Monzese sono peggio della fantomatica "casalinga di Voghera". No, questi sono i figli di quella vecchia troiona. E sono tanti. Sono la maggioranza.

Prepariamo le trincee, la guerra sarà ardua.

giovedì 7 ottobre 2010

Giornalismo


Se poi mi chiedete qual è l'intervista più imbecille che ho letto in questi ultimi tempi, be', io dico questa: Carlo Rossella ci spiega che Bocchino "scamiciato" non sta bene, quindi va da se che siamo in un regime.
Quando un lol non basta, ci vuole un orcodio constestualizzato: "orcodio nel culo di Fisichella".

Berlusconismo 2.0, fior da fiore

La notizia dovrebbe produrre conseguenze simili all'indagine su Watergate del Washington Post. Che Sallusti e Porro, direttore e vice-direttore de il Giornale (di proprietà del fratello del Premier italiano), siano indagati per "minacce private" alla Marcegaglia, presidentessa di Confindustria, è un fatto a dir poco scottante.

Ma non voglio parlare di cronaca, lascio fare ad altri. Mi impegnerò invece a fare quello che so far meglio, ossia leggere e commentare (morbosamente) i commenti alla notizia ne ilgiornale.it. Come la prenderanno gli elettori berluscon-bossiani?
Male? Bene? Ma che, avete dubbi?

Cominciamo (le parti in rosso sono citazioni dai commenti dell'articolo):

1) Un lettore anonimo sbriga la faccenduola richiamando l'ormai epico "clima d'odio" para-stalinista. Niente d'eccezionale, certo, ma è solo il primo. Miglioreremo.
"...la causa è il clima di odio fomentato dalla sinistra."

2)
Fernando442501 è un soggetto interessante: il suo discorso è denso di paranoia e totalmente abbarbicato sul freddo colle del cospirazionismo basato sul nulla. Per Fernando lo scandalo non è il fatto in se, anzi. Avercene di spioni del genere!
Dove sono i garanti della libertà di stampa e sulle intercettazioni. E' assurdo che ciò avvenga, è vero viviamo nella repubblica delle banane. Viene da chiedersi perchè la perquisizione è stata affidata ai NOE dei Carabinieri. Sono esperti - almeno per quanto noto - della ricerca di prove di inquinamenoi ambientale e non di dossieraggio o di ricerca di files più o meno nascosti nei computer. Tutto è molto strano ed in attesa di chiarimenti spaventa qualsiasi cittadino che crede di vivere in un Paese democratico per poi scoprire che ha i Carabinieri alla porta incaricati di indagare su un'ipotesi di reato scaturita da un'innocua e forse scherzosa chiaccherata per telefono. Speriamo, quindi, che questo commento non susciti l'interesse di indagine da parte di qualcuno! Forse c'è qualcosa da fare !

3) Grazie al cielo c'è Aldo 1942, che ci spiega che c'è puzza di fascismo nell'aria. Ah no, scusate, lui lo dice in difesa di Sallusti&Porro. Le toghe politicizzate-comuniste-che-però-vogliono-il-ritorno-del-fascismo sono già un must. Impagabile. Grazie, Alduccio.
Stiamo assistendo al ritorno del Fascismo. Chi non si adegua viene inquisito, condannato e e sottoposto al pubblico ludibrio. A quando il ritorno dell' Olio di ricino? Quando verrà ridimensionata questa magistratura rossa che attacca poroditoriamente il sistema di libertà e democrazia ed il diritto all'informazione? Dobbiamo sendere in piazza, pretendere l'allontanamento delle toghe politicizzate ed il ridimensionamento dei poteri illimitati di una magistratura corrotta. Aldo.

4) Michele Lascaro ha le idee chiare: non mi risulta, dice, che la Marcegaglia sia tanto importante (quindi tanto vale spiarla, tanto è solo la presidentessa di Confindustria) da suscitare in alcuni PM, che forse non avevano più tanta visibilità mediatica, il desiderio di rovistare nelle carte del Giornale. Che cerchino forse altri tipi di carte? Si, Woodcock sta cercando altre carte perché vuole invocare il drago Shenron.

5)
Fate attenzione a eglanthyne, che è un vero idolo. Il suo commento, brevissimo, riassume tutto il berlusconismo con il "io so' io e voi nun siete un cazzo". L'utente non manda giù l'idea che a perquisire la redazione sia stato un pm con il nome non italiano, a quanto pare. Non sembra granché interessato al fatto in se, ovvero l'idea che il "suo" giornale sia diretto da gente poco raccomandabile, solita a fare la morale con il ditino alzato (caso Fini) o inventarsi notizie contro gli avversari (Di Pietro, Boffo)
Henry John CHI ?????????????? , solidarietà al direttore e alla redazione .

6) Fedele50 sta sul classico senza per questo rinunciare al garbo made in Cologno Monzese. Molto fruttato, al palato un po' fecale.
SIGNOR PRESIDENTE DEL CSM COME GIA' SI SA IL magistrato woodcook, non ne ha azzeccata una sarebbe da licenziare in tronco e mandarlo a zappare con una zappa da 20 kili insieme al trattorista di montenero.

7) Senior tocca il nervo scoperto dell'editoria italiana, gridando:
Sono certo che se fosse toccato al giornale "la Repubblica" ci sarebbero già cortei di protesta, ma si sa da quella parte non accade nulla. Forse perché a Repubblica non usano mezzi da servizi segreti deviati per fare fuori gli avversari politici del fratello del loro padrone. Forse.

8) danspe è conciso e addolorato:
Che triste vedere la nostra Italia in balia di una certa magistratura... Già, la magistratura!

9) marcothink è uno storico dal pensiero rivoluzionario, suo la teoria secondo la quale Fini è il gollum dei magistrati comunisti. Niente male, mancano solo i klingon.

se attacchi Fini, il Giuda dei magistrati sinistri, rischi persecuzioni...

10) egf è distrutto, il lutto a cingergli telematicamente il braccio destro. Lui/lei afferma: Queste sono prove tecniche di dittatura e ancora una volta è la magistratura a distinguersi in tal senso. E poi fanno pure le vittime sentendosi delegittimati............. E il temino termina con un non meglio precisato: ma loro vi si mettono d'impegno. Un commento troppo emotivo e per questo poco chiaro: chi si deve mettere d'impegno? Fini? Sallusti? I magistrati? Berlusconi? Dio? Pupi Avati? egf stesso? Dannato ermetismo.

11) ego (nomen, anzi nickname omen) commenta solo dopo aver controllato gli ultimi scritti di Jung e saggiamente decreta: Questo magistrato è un esaltato. Andrebbe sottoposto a perizia psichiatrica. Niente paura, ego, tutte cose facilmente risolvibili con un piccolo test psico-attitudinale.

12) Poche parole per birillo110 che, da bravo uomo del fare, riassume il suo programma in poche battute: Elezione popolare dei magistrati e smeridionalizzazione di questa compagnia di galantuomini meridionali insediati come tutti sappiamo. Non capisco: ma non erano i giudici milanesi (del Nord) il problema?

13) E infine un commento criptico, che può essere letto in due modi:
prima interpretazione. silviob2, l'utente, è un accanito elettore berlusconiano che di nome fa Silvio e che è drammaticamente preoccupato dalla perquisa al Giornale. Così afferma:
Il grande fratello (format Endemol, by the way). oppure;
seconda interpretazione. silviob2 è un nickname che richiama volutamente la P2. L'utente è un antiberlusconiano in vena di scherzi. E forse (forse) quell'utente sono io, perché no?

martedì 5 ottobre 2010

Contro il suffragio universale / 2


Altro spunto per un'analisi da cazzoduro sul suffragio universale.

Nel 2008, anno delle storiche elezioni presidenziali USA che hanno visto vincitore Barack Obama, poche settimane prima del voto c'erano ancora milioni di americani "indecisi". Ciò dopo due anni di campagna elettorale incessante, i cui malmostosi reverberi non hanno mancato d'arrivare anche nella piccola Italia. Prima le primarie democratiche (Hillary Clinton vs Barack Obama, ovvero milf vs black), poi quelle repubblicane. Poi il duello vero e proprio, Bush che si liquefa su se stesso, il reflusso di otto anni di guerre criminali e costosissime con l'aggiunta di un scellerato taglio delle tasse (in tempo di guerra!) - tutte cosine che non mancando di impoverire gli States ancora oggi. E Guantanamo, l'ambiente, i diritti civili, un presidente che quasi si strozza con un salatino, Bin Laden ancora libero come un Priebke qualsiasi. McCain, il candidato repubblicano, che sceglie come vice Sarah Palin (ancora lontana dai tristi fasti del Tea Party), la quale in pochi giorni si rivela per un'incapace unfit to lead America (cit.). Problemi grossi, non semplici calcoli renali nel sistema statunitense bensì dei macigni infuocati da eiettare dal proprio cazzo a stelle e strisce.
Parallalelamente a questo pantano neo-con, un presidente liberal-quanto-basta, afroamericano, una star adorata dal mondo, con un programma chiaro e la scritta hope a seguirlo come un'ombra.

Una scelta elementare, direte voi: perpetuare l'andazzo repubblicano made in Dick Cheney (un tipino che a caccia spara in faccia a un suo amico e pretende di poter creare una "enduring freedom" globale) oppure cambiare, sperando in un futuro migliore?
Tutto il mondo aveva già deciso, pure mia nonna diceva "quel negretto lì, speriamo che vinca, vallà".

Eppure dopo decine di mesi di dibattiti, programmi, scandali, successi e promesse, il 14% degli elettori USA non aveva ancora le idee chiare sul voto. Il punto non è l'indecisione o il dubbio, che sono il sale e il pepe del discorso logico e suonano come la kriptonite per i tentativi di dogmatizzazione vari e eventuali; il problema è il sentimento che molti provano riguardo la politica.

Quale sentimento? Quello de "e 'sticazzi?", ossia il senso di leggerezza dato dal diritto al voto per tutti, che invece di riempire d'orgoglio i cittadini (tutti i cittadini), li rende pacificamente certi di poter mettere una croce su un simbolo anyway, anyhow.

Il diritto al voto, cari miei, è una comodità che non ci meritiamo. Votare, eleggere i rappresentanti della comunità, non dev'essere una cosa ovvia. Deve risultare un peso, un fardello che non ti fa dormire sonni tranquilli.

Chiedersi "che fine ha fatto il mio voto?" è cosa giusta e sacrosanta. Ma spesso mi chiedo: che fine facciamo fare ai nostri voti?

Io una volta me lo son chiesto, quando strafatto di chinotto scaduto ho votato Udeur.

Monelli


Pare che l'agressore fosse un malato di mente potenzialmente violento intenzionato ad eliminare Maurizio Belpietro oppure un malato di mente potenzialmente violento intenzionato a farsi firmare l'abbonamente a Libero da Maurizio Belpietro.

lunedì 4 ottobre 2010

Questione di contesto



















Prima di tutto sono nato e cresciuto in Veneto, la regione italiana dove le bestemmie sono andate nei secoli a sostituire le virgole nel discorso orale und scritto. Quindi sono sufficentemente in grado di trattare l'argomento bestemmia-di-Berlusconi senza farmi trascinare dalla politica. La vicenda è nota, il cavaliere stava facendo normalmente il suo lavoro (parlare con la ggente, raccontare barzelette, sorridere) attorniato da alcuni fedeli omini dell'esercito. I quali, molto professionali e evidentemente annoiati dal poco lavoro che l'Abruzzo post-sismico offriva loro, ascoltavano il Premier raccontare una barzeletta che chi scrive ha sentito per la prima in volta in prima media e per l'ultima in seconda media.


Fermiamoci qui. Mentre guardavo per la prima volta il video incriminato, conoscendo il finale della barza, mi ripetevo: "No, non può dire quello che penso".
E invece.

La cosa simpatica della vicenda - tralasciando la parte di competenza degli analisti di corte - è il dolce cameo di Rosy Bindi, nemesi estetica del Berluskaz, che svolge a seconda dei pruriti una vastissima serie di parti: la brutta oppure la brutta antipatica o, ancora, il cesso. La Bindi è l'hook che riporta al politico il momento goliardico, la sirena che annuncia una piccola supposta elettorale travestita da rigurgito di Gino Bramieri.

E infatti, puntuale come un'ispezione di Mastella, arriva il finalino, coronato da quell'ORCODIO che è già leggenda.

Porco dio, Berlusconi ha FUCKING BESTEMMIATO! Non è figo? Secondo me si, dio cane.

domenica 3 ottobre 2010

Racconto giapponese

Tempo fa un vecchio saggio giapponese si perse in uno di quei boschi che hanno in Giappone e vi vagò per alcuni giorni, costretto a cibarsi di muschi e licheni giapponesi. La lavanda cresceva rigogliosa e non l'avresti detto mai che quella selva così colorata, di notte diventasse una trappola mortale, paurosa come Satana che canta Simbaweda. E l'oscurità portava con se suoni misteriosi e carichi di rabbia: il vecchio si sentiva solo e abbandonato. Pianse.

Asciugatosi le copiose lacrime, prese a parlare con dio - uno di quei dèi che hanno in Giappone - e chiese perdono dei suoi peccati. Non gli importava sapere quali e quanti fossero stati i peccati fatti in tutta la sua vita giapponese, al vecchio giapponese, solo voleva salvarsi da quelle frasche che come arti diabolici lo avvolgevano in modo giapponese. Sussurando parole di pietà e speranza, mentre gli occhi tumefatti di lacrime parevano esplodergli, il vecchio saggio elemosinava la salvezza. E aspettava.

D'un tratto, da una frasca giapponese, uscì il dio giapponese di maggior successo, Ho Chai-Te, e sorrise all'anziano nipponico. Poi gli chiese: "Vuoi davvero uscire da questo luogo ameno, mistico e giapponese?"
"Si, o Signore", rispose il saggio giapponesamente incredulo.
La divinità sorrise, facendo scomparire i propri piccoli occhi a mandorla dietro una smorfia di bontà. Poi aggiunse. "Ma lo sai che Pino Insegno presenta un quiz alle 8?"
"Non lo sapevo, Signore", rispose l'anziano, "sul serio?"
"Parola di Dio" rispose il dio.
"E allora col cazzo che esco di qui" concluse l'anziano giapponese in modo notevolmente giapponese.

sabato 2 ottobre 2010

Contro il suffragio universale / 1

Ogni volta che parlo di suffragio universale, trattandolo per quello che è, ovvero un bug nel sistema della Democrazia, i miei interlocutori (soprattutto manichini di Intimissimi con i capezzoli levigati da manager schiumanti di cilicio) si trovano d'accordo con me. Ma non nel modo giusto. La loro teoria è inevitabilmente settaria, snob e abbonata a Internazionale. E finisce (nel 97,8% dei casi presi in esame nel mio esperimento - purtroppo mai avvenuto) con un concetto sempreverde che può essere declinato in vari modi, a seconda di quanto alti sono gli schizzi di merda che sono in grado di far precipitare sulla folla (e se stessi, è questo il bello). Ecco i finalini preferiti da questi principianti del vivere:

1. "Giusto, dovrebbero poter votare solo i laureati!";
2. "Giusto, se non sai la storia non puoi votare!";
3. "No, non ho voglia di guardarti il cazzo mentre dormi".
Nei primi due casi presi in esame, i soggetti rimangono sul tema finendo inevitabilmente nel terribile fuoripista del "Io so' io e voi non siete un cazzo", ultimamente popolatissimo; nel terzo caso, invece, l'intervistato è una donna, Luisa, che non aveva voglia di guardarmi il cazzo. Non senza occhialini 3-D, almeno.

Comunque. La mia opinione, che peraltro condivido (cit.), è che la questione del diritto al voto sia profonda e lercia di pregiudizi, pensieri facili, frasi fatte, falsi profeti e Aldo Grasso. Per spiegarla (o tentare di farlo) comincerò citando un grande uomo.

Il Vero Conservatore ritiene che lo stesso cittadino, che è capace di giudicare abbastanza bene degli affari del proprio comune, che lo riguardano da vicino, è incapace di giudicare della politica generale e soprattutto di quella estera di tutto lo Stato; e che una distinzione d'elettorato sia necessaria se si vuole conservare il potere ai più competenti e nello stesso dare al potere l'appoggio necessario al consenso. Perciò il Vero Conservatore è contrario al suffragio universale. (1)

Giuseppe Prezzolini spiega bene il disagio che serba in grembo la balena stanca e sazia di pinocchi che chiamiano Democrazia. E certamente il suo pensiero, estrapolato da un pamphlet sul Conservatorismo, pecca forse di neutralità ma "non fa una piega neanche a metterselo in culo" (2). Rimane lì come una mollica di granito tra i denti e suona un'overtoure perfetta per ciò andrò a dire.

Platone knows best
Il cosidetto "paradosso della democrazia" è vecchio come il cucco e la sua formulazione risale ai primissimi anni in cui questo metodo politico fu utilizzato sulla Terra, precisamente presso la soave Atene. Pare sia stato Platone il primo a dubitare della Vecchia Troiona Democratica, camminando per l'agora chiedendo a chiunque: "Ma che succede se la maggioranza delle persone decidesse in modo democratico di eleggere un tiranno, causando di fatto la fine della democrazia stessa?"
Posto che Platone non doveva essere un granché da avere in compagnia, urge mettere a verbale quanto la sua preoccupazione abbia dell'eroico. Bisognerebbe ringraziarlo, quel barbone del cazzo, perché qualche millennio fa, solo soletto, Platy fu in grado di dipingere mentalmente Adolf Hitler e Benito Mussolini (3). E noi, stupidi, a guardare la caverna.

The Millenium Bug Reloaded
Il punto di partenza è semplice: se una ditta che produce frullatori scoprisse di avere inserito nel suo ultimo modello un software che, in un momento random, può trasformare quell'utensile da cucina in Auschwitz, mi pare pacifico che tale modello sarebbe ritirato dal mercato e che la ditta produttrice in questione passerebbe dei poco carini 5 minuti giudiziari (4). Perché lo stesso non capita con la democrazia che, come assodato, è in grado di trasformarsi, complici i suoi meravigliosi, democratici elettori in una bestia con i baffetti a forma quadrangolare?

Date una risposta in cinque minuti. Questa discussione non è comunque finita.

Mi fermo qui per ora. La premessa è pronta, questa è solo la prima puntata.


NOTE
(1) Giuseppe Prezzolini, Manifesto dei Conservatori, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1972;
(2) Cesare Pavese, senza fonte;
(3)
Breve parentesi per pignoli stupidi. Benito Mussolini non è mai stato eletto democraticamente , lo sappiamo, ma ha goduto comunque - non continuate a negarlo - dell'appoggio della maggioranza degli italiani. Il picco del suo gradimento elettorale è nel 1929, anno della firma dei Patti Lateranensi. Non sappiamo le percentuali precise perché Mannheimer era a Bibione a prendere il sole. Fine della breve parentesi per pignoli stupidi.
(4) A meno che non ci sia di mezzo Niccolò Ghedini.

-------------------------> continua

Lucide analisi

Su Google non si trovano foto di Paolo Granzotto
che non sembrino strappate da un epigrafe.
Questa è la migliore che ho trovato.


Sono giorni epici, questi. Prima la fiducia al governo, concessa dai finiani che in cambio hanno chiesto di poter serrare in una morsa i testicoli del Capo - così, per sicurezza. Poi il video di repubblica.it dove Berlusconi delira nottetempo sottocasa, come in un'auto-serenata. E infine il video dell'espresso.it, sublime e totale, in cui il Martufello delle Libertà conclude un raffinatissimo joke offendendo il Nostro Signore. (Che è il minimo che un massone possa fare, ora che ci penso.)

Comunque, dopo tutto questo, questo delirio da Sudamerica, è giunta l'ora di riflettere sulla nostra condizione. Non sentite anche voi un profumino da intelettuale impegnato? Si? Perfetto! Eccovi allora Paolo Granzotto, che sul Giornale di oggi, ci va giù pesante. Cominciamo dal titolo:

Berlusconi ha un solo torto: dire la verità

E il resto, ve lo assicuro, fa ancora più ridere.

P.S. Nell'articolo non c'è alcun-riferimento-alcuno alla bestemmia del Premier. Chissà poi perché.