giovedì 28 ottobre 2010

La logica di ferro berlusconian-leghista, ovvero Se Aristotele fosse qui, vorrebbe un'aspirina

Evidence number one. C’è questo mio amico che odia i terroni ed è tutto felice perché è tornata la spazzatura. Inoltre, dice, la vogliono mettere sotto il Vesuvio, così qualora esplodesse (il mio amico non usa i congiuntivi e i qualora, ndr) la lava si miscelerebbe alla monnezza — e sai che figata.

Quando c’era Prodi al governo e Napoli era sepolta dai rifiuti, il mio amico (lo stesso di cui sopra) diceva che i soliti comunisti cialtroni non sapevano neanche gestire gli schifi che buttiamo via. E comunque, per inciso, si dimostrava lieto di vedere Napoli sommersa dalla merda “più di quanto non lo è normalmente”.

Evidence number two. Il mio amico era tutto felice perché quest’estate tutti sbavavano dietro la pagliuzza di Fini e stavano genuflessi, godendosi la trave scheggiata di Berlusconi. Diceva che Fini era un ladro, un truffatore e un fascista. Lo criticava inoltre perché “oramai è diventato comunista”.

Evidence number three. Ieri, quando la procura ha archiviato il caso di Montecarlo, ha detto che era prevedibile, dato che la magistratura (compreso il glorioso Tribunale di Roma) è tronfia di comunisti.
Io gli ho detto che Fini aveva compiuto un gesto non etico e poco onesto, roba da fine carriera in alcuni paesi europei, ma che non rappresentava una violazione di un qualsiasi codice.
Lui ha risposto che le leggi dei magistrati fanno cagare. Gli ho accennato alla separazione dei poteri ma mi ha interrotto dicendo che non legge Grisham.

Evidence number four. Il mio amico odia i negri, i romeni, i rom e gli indiani. Sua nonna, che non va mai a trovare e si sbriciola in solitudine, è accudita da una romena. Un negro gli vende il fumo, un indiano la coca e un rom gli scopa la sorella.
Ma lui niente, zero riconoscenza.

1 commento: