sabato 2 ottobre 2010

Contro il suffragio universale / 1

Ogni volta che parlo di suffragio universale, trattandolo per quello che è, ovvero un bug nel sistema della Democrazia, i miei interlocutori (soprattutto manichini di Intimissimi con i capezzoli levigati da manager schiumanti di cilicio) si trovano d'accordo con me. Ma non nel modo giusto. La loro teoria è inevitabilmente settaria, snob e abbonata a Internazionale. E finisce (nel 97,8% dei casi presi in esame nel mio esperimento - purtroppo mai avvenuto) con un concetto sempreverde che può essere declinato in vari modi, a seconda di quanto alti sono gli schizzi di merda che sono in grado di far precipitare sulla folla (e se stessi, è questo il bello). Ecco i finalini preferiti da questi principianti del vivere:

1. "Giusto, dovrebbero poter votare solo i laureati!";
2. "Giusto, se non sai la storia non puoi votare!";
3. "No, non ho voglia di guardarti il cazzo mentre dormi".
Nei primi due casi presi in esame, i soggetti rimangono sul tema finendo inevitabilmente nel terribile fuoripista del "Io so' io e voi non siete un cazzo", ultimamente popolatissimo; nel terzo caso, invece, l'intervistato è una donna, Luisa, che non aveva voglia di guardarmi il cazzo. Non senza occhialini 3-D, almeno.

Comunque. La mia opinione, che peraltro condivido (cit.), è che la questione del diritto al voto sia profonda e lercia di pregiudizi, pensieri facili, frasi fatte, falsi profeti e Aldo Grasso. Per spiegarla (o tentare di farlo) comincerò citando un grande uomo.

Il Vero Conservatore ritiene che lo stesso cittadino, che è capace di giudicare abbastanza bene degli affari del proprio comune, che lo riguardano da vicino, è incapace di giudicare della politica generale e soprattutto di quella estera di tutto lo Stato; e che una distinzione d'elettorato sia necessaria se si vuole conservare il potere ai più competenti e nello stesso dare al potere l'appoggio necessario al consenso. Perciò il Vero Conservatore è contrario al suffragio universale. (1)

Giuseppe Prezzolini spiega bene il disagio che serba in grembo la balena stanca e sazia di pinocchi che chiamiano Democrazia. E certamente il suo pensiero, estrapolato da un pamphlet sul Conservatorismo, pecca forse di neutralità ma "non fa una piega neanche a metterselo in culo" (2). Rimane lì come una mollica di granito tra i denti e suona un'overtoure perfetta per ciò andrò a dire.

Platone knows best
Il cosidetto "paradosso della democrazia" è vecchio come il cucco e la sua formulazione risale ai primissimi anni in cui questo metodo politico fu utilizzato sulla Terra, precisamente presso la soave Atene. Pare sia stato Platone il primo a dubitare della Vecchia Troiona Democratica, camminando per l'agora chiedendo a chiunque: "Ma che succede se la maggioranza delle persone decidesse in modo democratico di eleggere un tiranno, causando di fatto la fine della democrazia stessa?"
Posto che Platone non doveva essere un granché da avere in compagnia, urge mettere a verbale quanto la sua preoccupazione abbia dell'eroico. Bisognerebbe ringraziarlo, quel barbone del cazzo, perché qualche millennio fa, solo soletto, Platy fu in grado di dipingere mentalmente Adolf Hitler e Benito Mussolini (3). E noi, stupidi, a guardare la caverna.

The Millenium Bug Reloaded
Il punto di partenza è semplice: se una ditta che produce frullatori scoprisse di avere inserito nel suo ultimo modello un software che, in un momento random, può trasformare quell'utensile da cucina in Auschwitz, mi pare pacifico che tale modello sarebbe ritirato dal mercato e che la ditta produttrice in questione passerebbe dei poco carini 5 minuti giudiziari (4). Perché lo stesso non capita con la democrazia che, come assodato, è in grado di trasformarsi, complici i suoi meravigliosi, democratici elettori in una bestia con i baffetti a forma quadrangolare?

Date una risposta in cinque minuti. Questa discussione non è comunque finita.

Mi fermo qui per ora. La premessa è pronta, questa è solo la prima puntata.


NOTE
(1) Giuseppe Prezzolini, Manifesto dei Conservatori, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1972;
(2) Cesare Pavese, senza fonte;
(3)
Breve parentesi per pignoli stupidi. Benito Mussolini non è mai stato eletto democraticamente , lo sappiamo, ma ha goduto comunque - non continuate a negarlo - dell'appoggio della maggioranza degli italiani. Il picco del suo gradimento elettorale è nel 1929, anno della firma dei Patti Lateranensi. Non sappiamo le percentuali precise perché Mannheimer era a Bibione a prendere il sole. Fine della breve parentesi per pignoli stupidi.
(4) A meno che non ci sia di mezzo Niccolò Ghedini.

-------------------------> continua

5 commenti:

  1. Seguirà con interesse questa riflessione. Con interesse, e molte connessioni periodiche a YouPorn.

    RispondiElimina
  2. La cosa si fa lunga e dolorosa, proprio come un video di youporn.

    RispondiElimina
  3. non riesco a leggere nulla che duri più di 140 caratteri. comunque l'inizio è molto bello...

    RispondiElimina
  4. devi darmi assolutamente il numero della Luisa. I suoi occhiali 3d potrebbero far tornare utili le due righe verdi e rosse che mi sono tatuato ai lati del cazzo. Non darò mai più retta ad un'ubriaca fanatica delle frecce tricolori.

    PS: bello il post. Ma di che parlava dopo Luisa? E la caverna era sempre la sua?

    RispondiElimina
  5. @ grass. Il post rappresenta l'inizio di un discorso lungo che, spero, porterò avanti per un po'. La Luisa in realtà era un uomo, Mario, che pero e' supersimpa.

    RispondiElimina