lunedì 15 novembre 2010

Ode a Maurizio Milani

Un pezzo di quest'estate dedicato a un grande.

Maurizio Milani vive in un mondo parallelo. Visitarlo è un privilegio unico per chi, stolto, finisce sempre per associare alla pianura padana la nebbia e i leghisti che la respirano. Dal suo paese d'origine – Codogno, di cui è cittadino onorario – apre talvolta la porta a chi volesse fare un giretto in una landa densa di feste dell'Unità (r.i.p.), tori imbizzarriti e qualche Giuliano Rana inspiegabilmente di passaggio. Dopo la sua ultima fatica letteraria, Mi sono iscritto nel registro degli indagati (Rizzoli, 2010) c'è chi ha gridato al genio, sbagliando. Milani, è semplicemente uno scrittore. Uno scrittore vero, dotato di scenografie ampie e complete quanto impensabili; una logica che in un mondo a scatafascio come il nostro si rivela ferrea, a prova di bomba; e un linguaggio unico che fa della schizofrenia e del rifiuto della piatta realtà il suo punto di forza.

Fino a due anni fa lo si vedeva ogni settimana a Che tempo che fa, mentre cercava di guidare la caravella di Fazio verso mari più aperti, liberi. Mari dove il mestiere del latrinaio, per esempio, assume una connotazione eroica. O dove pesare cani è una routine nobile, una tradizione antica al pari del preparare il presepe a Natale. Ora non più: troppo forte, quasi pornografico per un pubblico abituato all'alimentazione comica a sondino by Gino&Michele.

La domanda, a questo punto, è una sola: la sua cancellazione è stata un peccato oppure Milani è un animale comico che brilla solo nelle nicchie, al riparo da un pubblico che anche minimamente dedichi attenzione al cartellone luminoso “APPLAUSI”? Basta ripescare i video dei suoi trascorsi da stand-up comedian (Youtube ne è sufficientemente fornito) per notare che ogni suo “pezzo” è una finestrella nel suo mondo. Un mondo dannatamente reale, bucolico e folle, che rischia d'inquinarsi a contatto col prime time. Dirlo potrebbe sembrare come arrendersi al “sistema” ma forse è meglio che sia andata così: che Milani torni a coltivare il suo piccolo orto, mandando al diavolo la grande distribuzione. I tentativi di far ridere un pubblico mainstream lo stavano lentamente spegnendo.

D'altronde, che ne sanno loro della vita privata di Zamorano? O del fatto che in amore le donne vogliono tribolare? Hanno forse mai pesato dei cani, a caso, girovagando per le strade? Non credo proprio e, sinceramente, non sanno cosa si perdono.

1 commento:

  1. Sono anche io un cultore di Milani. Gli interventi a che tempo che fa erano agghiaccianti perché lui stesso vedeva il vuoto nello sguardo di faziofabio e sentiva il gelo delle risate finte del pubblico.

    "Vantarsi, bere liquori e illudere la donna" è uno dei miei libre preferiti.

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